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Dalla vite al vino

Dalla vite al vino

6 Marzo 2018

I recipienti utilizzati per la conservazione e il trasporto del vino sono stati molteplici. Nei tempi più antichi, ad esempio all’epoca di Etruschi e Romani, il vino veniva trasportato in orci ed anfore, ma i grappoli d’uva venivano pigiati con i piedi, in vasche di pietra.

Infatti i materiali provenienti dal territorio, come pietra ed argilla, erano facilmente reperibili e poco costosi. I trasporti delle anfore con il vino via terra erano lunghi e difficoltosi, e si facevano utilizzando muli e asini per portare i grossi carichi.

Per questa ragione i trasporti avvenivano prevalentemente via mare: il Mediterraneo era come una grande autostrada marittima, attraverso la quale diverse popolazioni entravano in contatto, spesso non nella maniera più pacifica. Le grandi anfore venivano adagiate su un letto di sabbia, per evitare che si rompessero nelle enormi stive delle navi. L’invecchiamento del prezioso nettare avveniva in otri infissi nei pavimenti delle cantine sotterranee delle case dei più abbienti.

Le botti in legno furono inventate dalle popolazioni celtiche che vivevano in zone lontane dal mare, nelle vicinanze di fitte foreste. La forma della botte garantiva robustezza e facilità di trasporto, quindi fu considerata perfetta per il trasporto del vino. Inoltre, l’abbondanza di legname consentiva la fabbricazione di botti più grandi, per la conservazione e la fermentazione del vino nelle cantine.

Botti e tini in legno furono largamente utilizzati sino al 1900; in quegli anni comparvero le prime vasche in cemento, che sostituirono i costosi tini in legno. A partire dagli anni Settanta le vasche in cemento vennero sostituite dalle attuali vasche in acciaio inossidabile.

Ma le botti? sono tutt’ora pregiate e utilizzate per l’invecchiamento dei vini, secondo tradizioni antiche che speriamo, col passare del tempo, non vengano dimenticate.